Ecco, questo topic piazzato qui proprio in questi giorni mi sembra perfetto
Infatti essendomi appena laureata il terrore del '...E adesso?' è ritornato a pungermi nel vivo..
Io ho fatto una scelta che in genere viene criticata da tutti, e per cui ho dovuto lottare dato che mio padre e mio nonno (ovvero i paganti) volevano che andassi a fare qualcosa per cui poi avrei trovato un lavoro sicuro e superpagato (come no), a scelta tra economia, giurisprudenza e medicina. E invece sono riuscita a iscrivermi a filosofia. Ma mentirei se dicessi che l'ho fatto per seguire una mia passione profonda o cose così.. E' stato più per mancanza di alternative che mi interessassero allo stesso modo..
Pippone autobiografico (sotto spoiler così se lo legge solo chi non ha di meglio da fare
)
Ora, chi mi conosce appena un pochino sa benissimo che sarei incompatibile con qualsiasi delle tre scelte che mi erano state 'suggerite'.. Quando a Natale gioco a scala quaranta con i parenti, mi portano per prendermi in giro una calcolatrice formato gigante perché fatico a fare i calcoli necessari ad arrivare a 40 punti senza metterci una marea di tempo. Ho sempre detestato studiare le cose a memoria, e alle superiori ho faticato per avere la sufficienza in matematica, in fisica, in chimica e in biologia. Che poi io studiassi il minimo indispensabile e spesso nemmeno quello è verissimo e adesso mi dispiace un sacco (non per la cosa in sé, perché sono contenta delle esperienze che ho fatto mentre avrei invece dovuto studiare: ma mi dispiace non avere alcune nozioni e conoscenze che avrei potuto benissimo studiare allora), fatto sta che per me studiare le materie scientifiche era uno strazio, una vera e propria tortura.
Inoltre, mi sono sentita anche presa in giro: mio padre e mio nonno, che in queste cose sono tremendamente all'antica (e tremendamente ridicoli), avevano fatto pressione perché scegliessi il liceo classico, perché ovviamente qualsiasi altra scuola che non fosse quella era da pezzenti e da sfigati e da persone che non hanno voglia di studiare. Sia chiaro, io sono stata contentissima di aver fatto quella scelta e comunque non è stata una scelta obbligata, perché a me piaceva da matti leggere e scrivere, e non potevo immaginare di intraprendere una strada differente. Comunque, sono moltissimi i miei compagni di scuola che dopo il classico hanno intrapreso studi scientifici, economici e giuridici: nessuno dice che avendo fatto il classico fosse ovvio che avrei voluto proseguire su quella strada, per carità. Ma mi sembrava veramente assurdo che proprio coloro che mi avevano spinto in questa direzione ritenessero inaccettabile (e non è un modo di dire) che io volessi continuare con studi umanistici!
Insomma, alla fine l'ho spuntata solo perché nel frattempo mia sorella aveva fatto venir fuori un casino perché voleva cambiare scuola quando era già al terzo o quarto anno di liceo.. Dopo mesi di lotte con lei (che non ha ottenuto quello che voleva) mio padre era talmente spossato da dirmi che potevo fare quello che mi pareva
Non avendo nessun interesse in particolare, o meglio essendo una persona terribilmente mutevole dagli interessi sconfinati, non avevo nessuna idea precisa; l'unica idea stimolante per me era lingue, dato il mio amore per l'inglese. Ma la mia passione per questa lingua è paragonabile solo alla difficoltà che ho nel parlarla: se negli scritti e nelle comprensioni orali prendevo il massimo dei voti, quando avevo le interrogazioni orali era già tanto se arrivavo alla sufficienza. E ancora oggi questa cosa non è passata: non riesco a spiccicare due parole di fila senza sentirmi male. Questa cosa è stata quella che più mi ha fatta desistere, seguita dal fatto che nel frattempo, nel mio (purtroppo pochissimo) studio pre-maturità, mi ero resa conto che l'unica materia che mi entusiasmava ripetere era filosofia. Insomma, questa scelta è stata dettata più dallo scarto delle altre possibilità che non da una passione precisa. Ho letteralmente spulciato tutte le diverse facoltà presenti a Milano, insieme a mia madre (che per fortuna, anche se non era entusiasta, mi ha appoggiata), e ho veramente realizzato che c'era ben poco che mi interessava seriamente.
Bene, da una settimana esatta sono dottoressa in filosofia. Cosa penso della mia scelta? Penso che mi ha confusa ancora di più, in quanto ho imparato da subito che chi pensa alla filosofia come a una materia non ha capito niente; non esiste una disciplina simile: studiando in questi 3 anni ho studiato veramente di tutto, dalla psicologia alla fisica, dalla logica matematica all'antropologia, eccetera. E questo mi ha portato non a capire quale strada sia quella adatta a me, ma che tutte le strade mi interessano e nessuna mi convince fino in fondo. Per cui se potessi tornare indietro rifarei la stessa scelta, anche se su quello che farò da adesso in poi ne so praticamente quanto 3 anni fa. Ho scelto di non continuare l'università, né in questo né in altri ambiti, per il momento. Ma questo è più che altro il risultato delle mie molteplici delusioni da parte del sistema universitario intero, non tanto del mio corso di studi.
Adesso dovrò cercarmi un lavoro del cavolo, sottopagato probabilmente, e l'unica cosa in cui spero (oltre a non morire di fame) è di poter avere ancora abbastanza tempo libero per studiare da me le cose che più mi interessano, tra le migliaia che mi ispirano, cercando di fare un po' d'ordine. Per esempio sto seguendo un corso di tecnico del suono, e le spiegazioni fisiche mi affascinano un mondo (per quanto faccia oggettivamente fatica a capirle fino in fondo). Poi da un anno a questa parte ho iniziato a studiare giapponese da autodidatta, e ora finalmente posso dedicarmici a tempo quasi pieno.
Tutto ciò per dire che in fondo non potrei immaginarmi nessun altro tipo di vita per me, non ora almeno. Per cui anche se non sono pienamente soddisfatta della mia scelta mi rendo conto che non avrei potuto farne di migliori, per come sono fatta io. E soprattutto, contando che sono una persona che cambia idea/interessi/passioni alla velocità della luce, e che l'incostanza è un mio difetto. Capite ancora di più perché l'idea che io potessi studiare per 5 anni giurisprudenza o per 6 + chissà quanti altri anni medicina sia assolutamente folle.. Non riesco ad applicarmi bene nemmeno alle cose che mi interessano, se non mi costringo con la forza, figuriamoci in cose simili..
Io quindi non sono esattamente una persona che possa dare consigli su questo tipo di questioni.. Io sono sempre per il 'Fai quello che ti senti perché la vita è una', ma io per dire mi sento quotidianamente in colpa per la mia scelta, non per me stessa ma perché a causa di essa potrò difficilmente aiutare economicamente la mia famiglia in tempi brevi, e in questo momento la cosa mi fa stare molto male.
In conclusione però vorrei fare notare una cosa, che si avvicina a quanto già detto sopra da Airiiiiin: è vero che certi percorsi di studi danno maggiori possibilità di trovare un impiego in fretta e/o che sia pagato bene; però A. Sono convinta che questa crisi sia senza ritorno, cioè che per uscirne bisognerà trovare nuove strade, mentre sarà impossibile tornare indietro: insomma, io non penso che 'prima o poi passerà' e tutto tornerà come prima, per cui niente è sicuro da questo punto di vista e quello che prima era ricercato potrebbe non esserlo più a breve. B. Economia (per dirne una, ma parlo anche di medicina-giurisprudenza-ingegneria eccetera eccetera) aprirà certamente un milione di prospettive in più rispetto a filosofia; ma la competizione lì è massacrante, e o hai un certo talento o finisci al McDonalds insieme a me
soprattutto contando che, proprio per questi motivi, di laureati in economia (di nuovo, a titolo di esempio) ce ne sono sempre di più.
Non ho alcun suggerimento importante da dare, quindi, o meglio li ho ma sono consapevole del fatto che potrebbero essere tutto meno che saggi ahah!