mr.soul |
|
| Ho ascoltato per la prima volta questa canzone in un momento particolare della mia vita. In qualche modo, è e rimarrà la "mia" canzone. E sarà per sempre quella del live di Seoul sotto la pioggia, col rumore delle gocce a coprire tutto, persino il rombo del motore della mia automobile. Detto ciò, mi aspettavo più rabbia, i graffi nella voce, il suono aspro e acido della sua Lowden. Non riuscivo invece a immaginare nel modo più assoluto una qualsivoglia forma di arrangiamento. Che infatti non c'è. Direi piuttosto che il brano è stato depotenziato. Il livore di chi ha ancora ferite che bruciano si è trasformato nel soffio di chi esce barcollando da una lunga convalescenza. Più che logico il crescendo finale, che è però un crescendo flebile. Io lo avrei "gonfiato" di ulteriore phatos, ma poi non sarebbe stato in linea con l'interpretazione minimalista e dimessa. Geniali le pochissime note di piano, alle quali avrei aggiunto soltanto una linea di basso (violoncello?) più marcata. Ripeto, è la voce di qualcuno che prova a riaffacciarsi al mondo. Detto ciò, se soltanto ascoltassi una canzone del genere ogni dieci anni, potrei ricominciare a sperare nella salvezza del genere umano...
|
| |